IDEM Lab
La nostra Storia
Quella di IDEM è una storia di libertà, un cammino di verità e di bellezza lungo 150 anni, culminato nel progetto di Marietta e Ciccio Tramontano, figli di Aldo, alla fine degli anni Novanta del Novecento.
IDEM è un laboratorio creativo e di stile, un’esperienza di esplorazione e di scoperta caratterizzata dall’eterogeneità, in cui trovano spazio ed espressione la multiforme esperienza dei fondatori e la ricchezza culturale e artigianale napoletana.
” Innanzitutto mi sento napoletano. Ma, forse, riesco ad essere creativo proprio
perché sono napoletano. Napoli mi ha regalato l’amore.”
(Aldo Tramontano)
Già nel nome, IDEM si iscrive nel solco della tradizione artigiana familiare della “Maison Tramontano”, caratterizzata dalla ricerca di autenticità, dalla libertà dai condizionamenti, dalla volontà di proporre uno scarto innovativo a ogni passaggio generazionale.
IDEM, gli stessi di sempre: un progetto straordinariamente contemporaneo, innovativo e versatile, che si riappropria della memoria, dell’identità personale, familiare, collettiva, in una chiave affatto nostalgica, di recupero e attualizzazione dei valori più utili al nostro presente irrisolto.
Tutto ebbe inizio a metà Ottocento, nel ventre di Napoli, culla e porto del Mediterraneo, crocevia di culture brulicante di vita. In uno dei rari pomeriggi di libera uscita, a passeggio per i vicoli del Centro, Gaspare Tramontano, giovane allievo ufficiale della Reale Accademia Militare Nunziatella di Napoli, rimase ammaliato per sempre dallo sguardo schietto della giovane Amalia Procida.
Uno sguardo irrinunciabile che in poche settimane avrebbe condotto Gaspare a decidere di abbandonare la carriera militare per sposare Amalia e affiancarla nella gestione del negozio di articoli di passamaneria in via Guantai Nuovi a Medina: uno scrigno di tessuti preziosi, merletti di lusso, bottoni e cordoni, da usarsi “per bellezza” nell’abbigliamento o nell’arredamento delle vite più facoltose dell’epoca.
Tra i clienti più illustri, i reali di Casa Savoia e di Borbone, i Piscitelli, i Filiasi, gli Acton, i Carafa: un mondo colto, consapevole della propria storia e della propria differenza, aristocratico e disinteressato alle convenzioni borghesi, sempre in cerca di stupore.
Un anticonformismo che finì per contagiare anche il piccolo Francesco Tramontano, figlio di Gaspare e Amalia, cui nel 1910 andranno le redini dell’attività di famiglia, sempre nutrita da una dedizione non comune alla verità e alla bellezza dell’abilità manuale.
Un’attitudine alla ricerca che avrebbe condotto in pochi anni il terzogenito di Francesco, Aldo, a frequentare costantemente e con profitto le botteghe dei tornieri, le caverne dello Spirito Santo e della Sanità, le falegnamerie, studiando ogni gesto, dalla scarnificazione delle pelli all’ultima impuntura, e coltivando un personalissimo interesse per quell’arte della concia e della pelletteria che furono fiore all’occhiello dell’artigianato partenopeo (numerose le tracce nella toponomastica cittadina, come Via Concerie al Mercato, Porta della Conceria).
Ai suoi fratelli, Gaspare e Guido Tramontano, andò dunque l’affermato negozio di passamanerie e seterie, trasferito da via Guantai Nuovi alla centralissima Via Chiaia, mentre Aldo, in una Napoli occupata dagli alleati dopo la straordinaria insurrezione popolare di fine settembre (le famose “4 Giornate”), divenne il nuovo perno dell’azienda, trasferita nel 1945 a Palazzo Cellammare, superba dimora cinquecentesca, teatro di accadimenti storici e dimora di artisti illustri, da Caravaggio, a Tasso, a Goethe.
In pochi anni, l’estro vulcanico di Aldo allargò gli orizzonti di un’esperienza ormai centenaria dall’ambito dell’artigianato a quello dell’arte, assecondando la propria vocazione pittorica e un approccio visionario stimolato da amicizie feconde, come quella con Lucio Amelio, intellettuale e gallerista che contribuì a rendere Napoli uno degli epicentri internazionali della produzione d’arte e della riflessione critica.
Un percorso di autenticità che nutrì fin da bambino suo figlio Ciccio, di cui era solito dire: “ama questo lavoro quanto me, ma mi batte in creatività”, sottolineandone un talento prodigioso cresciuto, come da tradizione familiare, in piena libertà.
Una matrice riconosciuta dallo stesso Ciccio, nel ricordo di quegli anni: “Il laboratorio di mio padre, Aldo Tramontano, aveva per me un fascino esplosivo. Per me bambino era un giocattolo di strana natura, un luogo affascinante in cui il lavoro veniva inventato.”
Un’indole creativa mai asservita al mercato, ma capace di intuizioni imprenditoriali lungimiranti, che sarà il bagaglio di Marietta, pronta a lasciare gli studi linguistici per assumere la gestione della “Maison Tramontano”, a fianco del padre negli anni Settanta, maturando quella speciale attitudine gentile che la allontanerà per sempre da ogni compromesso:
“ L’affarismo è inconciliabile con l’artigianato.
Chi ha possibilità creative non ha il tempo di pensare a forme di speculazione. ”
(Aldo Tramontano)