La vera pelle è sostenibile? E le alternative?

Bando alle ciance, c’è da salvare il pianeta. La pelle è sostenibile? E le alternative eco sono davvero eco? La scienza risponde: “Trend Alternatives for Leather” è un recentissimo studio dell’istituto tedesco di ricerca indipendente FILK (Forschungsinstitut für Leder und Kunststoffbahnen) che ha verificato le gerarchie prestazionali e di sostenibilità, tra la pelle e le sue imitazioni.

 

La sfida del contemporaneo è tutta nella sostenibilità, quella vera. Al netto delle campagne di “green washing”, cioè di una comunicazione ingannevole che induce le persone a formarsi credenze positive sulle pratiche ambientali di certi brand solo allo scopo di vendere, ciò che davvero farà la differenza nel prossimo futuro sarà la trasparenza delle filiere e la misurazione degli impatti delle produzioni e del consumo sull’ecosistema.

 

Se le alternative eco alla pelle non offrono la stessa resistenza alla rottura e allo strappo, al vapore acqueo, se sono prodotte mediante l’impiego massiccio di collanti o derivati plastici, se in sintesi hanno vita breve, andrebbe forse finalmente chiarito che nei fatti, oggi, risultano assai meno eco di quanto affermato dai produttori.

 

La vera pelle è sostanzialmente scarto (alimentare) sapientemente riciclato, fin dalla notte dei tempi, e valorizzato per durare. Una maestria artigiana nobilissima che trasforma ciò che dovremmo occuparci di smaltire (inquinando) in un bene prezioso da manutenere e tramandare.

 

Lo sappiamo bene, una borsa di pelle artigianale, realizzata a mano da materie prime di altissimo pregio, dura negli anni, e può rappresentare un lascito di bellezza e di stile da condividere, un’impronta nella memoria.

 

Dallo studio FILK emerge, viceversa, che molti materiali “eco” sono in realtà discutibili miscele di fibre naturali e plastica (per circa il 65%), dunque altamente inquinanti e poco durevoli: un mix decisamente pericoloso e poco significativo, buono per una stagione.

 

Pretendere qualità, ricercare lo stile contro la frenesia dell’usa e getta, ormai insostenibile, è la sola chiave per costruire il futuro.

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